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19 settembre 2009 6 19 /09 /settembre /2009 22:12

  

Esci dalla doccia con ancora un po intontita dai pensieri e le fantasie contrastanti che ti ronzano nella testa, ti infili l’accappatoio e mentre raccogli i capelli nell’asciugamano ti fissi allo specchio che ti si para davanti.

Che strana sensazione hai provato, in quella doccia pochi minuti fa ti sei sentita tornare adolescente, le prime nuove sensazioni sotto la doccia o nel letto di notte quando ti ritrovavi cavalcioni sul cuscino e non riuscivi a fermare il tuo corpo dallo sfregarsi delicatamente contro il fresco cotone della federa,

lo stupore per quei nuovi e strani desideri che sentivi nascere dentro, incontrollabili e dolcissimi. Con il tempo, con le esperienze quell’eccitazione, quella voglia di scoprire, lasciarsi andare al desiderio alle emozioni, quella starna sensazione di “proibito”  un po si era assopita lasciando spazio alla consapevolezza della sessualità e a nuove emozioni, desideri,piaceri.

Nonostante tutto quello che poi la vita t’ha messo in condizioni di scoprire e sapere vivendo,  quei momenti solitari  passati sotto la doccia o nel letto, quelle emozioni  un po ti erano sempre mancate e l’averle riprovate ora ti turba un poco ma ti rende anche felice per aver rivisto in te la ragazza curiosa e appassionata che eri.

Ti aggiri in casa fresca e rilassata, un po infagottata tra accappatoio e asciugamano, aprendo tutte le finestre che ti capita di incrociare,  mentre apri l’ultima tornando in bagno ti rendi conto di un rumore che prima tra il ronzio delle cicale e quello della doccia era passato in secondo piano, e del fatto che gia quando eri stesa a prendere il sole il tuo cervello lo  aveva registrato e archiviato come suono consueto.

il tocco ritmico e sordo inconfondibile del legno, in lontananza, echeggiante,  ti soffermi ad ascoltarlo e  ti rendi conto del perche non lo avessi notato, in effetti sparisce per periodi più o meno lunghi per poi tornare a perforare l’aria calda,  saresti curiosa di seguirlo per capire chi o cosa lo emetta ma ti rendi conto di essere ancora in accappatoio e non è cosa buona aggirarsi per i boschi seminuda…  

 

oppure si?

 

Sta di fatto che cerchi le sigarette e ti rimetti in finestra a fumare aspettando che l’asciugamano e l’aria calda ti asciughino senza fatica.

Il rumore sordo di legno torna a farsi sentire, cerchi di seguirlo come se fosse un colore o un odore, con lo sguardo lo segui e la tua attenzione si posa sulle cime del bosco di castagni poco lontano da casa.

Mentre sei assorta alla ricerca della fonte del rumore uno dei gatti balza al tuo fianco sul davanzale della finestra, ti giri di scatto e ti ritrovi faccia a faccia con  una bella gattina nera rea, lo sguardo vispo e il musetto dolcissimo, rimani li una frazione di secondo a perderti nei suoi occhi gialli, le pupille feline nere e profonde, ti perdi quasi nelle sue profondità arcane. Ma  si sa nessun gatto fa quello che vorremmo e questo non fa eccezione cosi mentre tu sei ancora ochi negli occhi questa salta giu dalla davanzale della finestra e si sofferma un’attim o ad osservarti quasi volesse comunicare qualcosa, hai allungato istintivamente la mano per afferrarla mentre lei scendeva ed ora la osservi dalla finestra tentando di comprendere cosa stia tentando di comunicarti.

Nonostante siano passate delle ore l’aria è ancora calda e il sole picchia forte, sei in accappatoio che intanto ha completamente asciugato il tuo corpo e i capelli, la batta è al fuori che miagola in modo strano, ti osserva..ti aspetta.

 

  

In uno slancio Dooliteliano credi di aver afferrato il messaggio, vuole essere seguita , cosi sorridendo ti togli l’asciugamano che reggeva i capelli e rientri in casa con l’idea di seguire questa nuova avventura.

Esci di casa in accappatoio e di nuovo scopri quant’è ancora soffocante il caldo dell’esterno, ci fai poco caso, sei attenta ai movimenti di quella macchietta di pelo nero che scivola silenziosa tra l’erba più o meno alta, ti muovi con circospezione, sei in ciabatte e l’erba inizia un po  graffiarti mentre la attraversi con le gambe nude.

 È difficile starle dietro ma inizia capire che si sta dirigendo verso il piccolo bosco di castagni poco distante da casa, sai che li l’erba è più bassa quindi non ti affatichi troppo nel tentativo di starle dietro anche perche per farlo dovresti tirare su i lembi dell’accappatoio e zampettare come fa lei saltando i ciuffi d’erba che ti si parano davanti, l’idea di te che ti tieni l’accappatoio e saltelli per i prati è molto più imbarazzante del perdere di vista il felino.

Ormai sei dentro il bosco, l’aria qui è più fresca, il vento muove le fronde degli alti alberi e la luce è più moderata, ami spazi di ombra si intervallano a zone dove il sole arriva diretto , a differenza del prato appena attraversato dove il sole ha ormai seccato le piante più delicate qui il suolo è completamente ricoperto di piccoli fiori viola e bianchi, l differenza di luce tra i vari angoli della radura rendono i colori dei fiori ancora più vividi e la leggera brezza che si muove dalla valle attraverso gli alberi inizia a sussurrarti qualcosa all’orecchio.

Dopo esser restata per una manciata di secondi affascinata da la visione che ti si è parata davanti al tuo ingresso nel bosco inizia  guardarti intorno alla ricerca della tua gatta, ti guardi tutto intorno ma non c’è traccia di lei , tra le fronde degli alberi alti, in mezzo ai fiori, negli angoli un po più nascosti della radura,

niente sembra essersi volatilizzata, ma non vuoi demordere quindi inizi una lenta perlustrazione gustandoti il fresco e il profumo che si leva delicato dai fiori che ti circondano.

Fai molta attenzione a non oltrepassare i margini della radura, li la vegetazione si fa più fitta e il non sapere dove metti i piedi quasi nudi non ti trasmette une piacevole sensazione, ormai hai percorso tutto il perimetro della radura, ma della tua gatta nemmeno l’ombra,  ti fermi per riprendere un attimo fiato mettendo le mani sui fianchi con aria leggermente infastidita.

Pensi quindi di fermarti li per godere ancora del fresco  e dello splendido panorama, appoggiandoti ad un tronco tagliato di quello che doveva essere un albero molto grande,  li il sole arriva diretto e tu sollevi il viso per farti baciare in completo  relax.

Intanto la brezza del bosco ha ricominciato ad accarezzarti  dolcemente, il viso si inizia a scaldare sfiorato dal sole e il vento fresco si insinua lieve tra le pieghe dell’accappatoio.

Ti appoggi al tronco d’albero e sorpresa piacevolmente dalla sensazione che il vento ti genera apri leggermente la piega della spugna per farlo arrivare meglio.

Il pensiero della ricerca della gatta è ormai lontano, il sole e il vento hanno completamente rapito il tuo essere, ti stai gustando la piacevole sensazione del calore sul viso e del vento audace e fresco  che inizia ad accarezzarti  le cosce e più in alto fino scivolarti tra il solco del sedere incanalato tra i lembi dell’accappatoio, con movimenti quasi impercettibili inizi a scivolare con la schiena verso il basso cosi che le ginocchia si flettano sempre di più e automaticamente ampliano ancora l’apertura dell’accappatoio, la sensazione è piacevolmente eccitante, un tocco leggero e fresco che sfiora il tuo intimo è qualcosa di immateriale, sconosciuto e accattivante.

Quasi senza accorgertene ti ritrovi con la schiena che è completamente scivolata lungo il tronco fino a terra l’accappatoio è rimasto impigliato più e più volte nelle ruvidità del tronco salendo  ma la cinta stretta in vita l’ha trattenuto,  la testa reclinata indietro, gli occhi chiusi e le gambe che millimetro dopo millimetro si sono piegate e aperte, la bocca leggermente aperta e il respiro che da calmo e lieve è diventato via via più caldo e affannato.

  

 

 

Nonostante le carezze che ti sei donata durante il giorno, sotto il sole prima e nella doccia poi, il languore che si sta lentamente facendo strada attraverso le tue viscere non sembra affatto essersi calmato, anzi,

l’essere costretta ad imbrigliare le tue fantasie relegandole a fugaci immagini nella tua mente senza avere la possibilità di realizzarle, l’essere costretta a immaginare le sensazioni di un corpo caldo a contatto con il tuo, del suo sudore e sangue e muscoli che  ti afferrano con forza e ti sollevano da terra usandoti a loro piacimento, tutte queste mancanze hanno accentuato la tuie sensibilità epidermica e  il tuo desiderio che ora torna a farsi padrone delle tue carni.

Non ti sei neppure sfiorata, il vento e il sole sono riusciti a scatenare in te nuovamente i tuoi demoni sopiti e mentre godi delle loro quasi impercettibili carezze, involontariamente inizi a far scorrere la punta delle dita sul bordo dell’accappatoio che tiene rinchiusi i tuoi senti privandoli della dolce sensazione che sta già provando la pelle del tuo viso irradiata dal sole.

Dopo aver percorso varie volte su e giù il bordo morbido di spugna con i polpastrelli le dita iniziano ad insinuarsi leggermente sotto il tessuto coprendo con lenti passaggi ogni volta un lembo di pelle più vicino ai tuoi seni e i capezzoli che iniziano a premere contro la morbida parete di tessuto.

Ogni movimento che fai con le dita per entrare di più provoca un leggero movimento della spugna e una conseguente carezza sulla punta dei tuoi capezzoli, 

la spugna da morbida che era, ora inizia a sembrarti piu ruvida e quasi graffiante, questa sensazione ti inebria, ti avvolge, riesci quasi a sentire ogni singolo filamento che urta contro la pelle dei tuoi capezzoli e quando uno di questi, magari sfilato, si aggancia ad un capezzolo “strozzandolo”  il respiro quasi viene a mancarti.

Le tue mani si muovono lente e inesorabili alla ricerca del piacere più grande, del brandello di pelle più sensibile, ormai sono dentro la scollatura del tuo accappatoio e con un gesto quasi feroce afferri la pienezza e rotondità del tuo seno stringendolo con forza, non riesci ad eguagliare la stretta che vorresti,quella di una mano forte, ruvida, nodosa ma sai come muoverti sul tuo corpo e molata la presa passi il palmo della mano aperta sulla punta del capezzolo piegandolo e torcendolo un poco.

 

Ormai sei seduta a terra, l’accappatoio quasi completamente aperto ma stretto solo dalla cinta mostra le tue perfette cosce aperte e piegate, la tua mano destra è infilata nella scollatura mette in mostra un tuo seno mentre l’altro preme voglioso contro la spugna, le testa reclinata dietro, il sole che scalda la pelle esposta come fosse un faro da teatro e al centro della scena, circondata da fiori e alberi, tu, in tutta la tua femminilità e  lussureggiante bellezza.

 

Quasi riesci a vedere il sole attraverso le palpebre chiuse mentre la voglia di sentirti riempita da qualcuno o qualcosa comincia a farsi irrefrenabile.

Con la mano sinistra inizi lentamente ad esplorare il terreno intorno a te, alla ricerca di una qualsiasi cosa che possa assomigliare ad un cazzo, una qualsiasi cosa possa allargarti la figa e farti godere.

Che sia un ramo o un piccolo tronco, un sasso levigato, qualcosa di ruvido, di grosso di forte, di duro…

Non riesci a trovare nulla di ciò che speravi ma le tue dita per un attimo urtano contro qualcosa di flessibile e dritto, ti ci soffermi tentando di comprendere con il solo tatto di cosa si tratti,  una giovane pianta si erge eretta dal terreno, la senti liscia fino a dove non ci sono foglie .

Lo afferri con forza cercando di tirarla via dal terreno tirandolo via dal terreno ma ti scivola tra le mani e l’unica cosa che ottieni è aver strappato tutte le foglie che erano attaccate, ci riprovi mettendo più forza nella stretta e via…  finalmente si spezza alla base  e ti ritrovi in mano quello che potrebbe essere scambiato per il sottile ramo di una pianta.

Lo avvicini alla bocca per  sentirlo e scopri che dove c’era le foglie che sono state strappate ora rimane una piccola escrescenza, un nodo.

 

 

Dopo averlo avvolto con la lingua pregustando il piacere che quelle ruvidità ti avrebbero dato inizi a scendere portandolo sul seno che ormai è completamente scoperto, e inizi a far scorrere il ramoscello in tutta la sua lunghezza sulla punta del capezzolo, come fosse l’archetto e il tuo corpo il violino vibrante.

Ogni volta che uno dei piccoli nodi graffia il capezzolo ti trovi costretta ad emettere un gemito, ti mordi le labbra per restare in silenzio e godere delle sensazioni che provi, ogni volta che il rametto passa avanti e indietro sul seno spingi sempre di più piegandolo, strusciandolo con maggiore forza, cambiando la direzione, la velocità.

Ma lo hai spinto e piegato troppo ,  la punta del ramo scivola via dal senso andando a colpire il tuo ventre, trasformando l’archetto in una piccola frusta…

 

Sobbalzi per il lieve dolore inatteso, ma ti scopri a volerne ancora… quindi inizi far oscillare il ramo a che la punta sottile possa arrivare flettendosi a colpire la tua pelle, piccole sferzate ti arrivano addosso, ritmiche, pungenti.

Un piacere inatteso ti pervade, quelle sferzate sono come piccoli morsi che arrivano sulla pelle, inizia farle salire e dalla pancia arrivi sull’aureola del seno e li il piacere ti subissa.

 Ti inizi a colpire prima con la punta del rametto, poi scendi sempre di più verso la base, dove il legno è più duro e meno flessibile,

 scopri anche l’altro seno e inizi a bersagliare anche questo con dei colpi secchi.. più o meno leggeri.

Orami sui seni inizia ad intravedersi il rossore dei colpi ricevuti, che diventano sempre più tesi e forti, ogni colpo ormai traccia quasi immediatamente  un segno rosso sulla tua pelle e la tua mente vola a indicibili torture imposte da un immaginario carnefice.

 

La tua mente è ormai completamente soggiogata dal piacere quando i tuoi occhi vengono celati alla luce del sole, non ti rendi quasi conto della differenza per una frazione di secondo ma poi la tua pelle ti avverte che le carezze che il sole stava generosamente offrendo gli sono state negate, lentamente tenti di aprire gli occhi per capire che cosa sita succedendo intorno a te, davanti a te e per un attimo scorgi una sagoma scura che si staglia tra te e il sole.

Gli occhi leggermente aperti fanno fatica a riconoscere ciò che ti si para davanti ancora abituati alla forte luce che li colpiva ma sei completamente ubriaca di piacere e le tue mani che per un’stante si erano fermate ricominciano il loro lavoro schiave del demone che dentro ti possiede.

 

 Inizi cosi a delineare la figura che ti si staglia davanti, è indubbiamente un uomo, riesci a scorgere controluce la linea delle sue spalle, la rotondità dei muscoli che delineano le braccia, è in piedi davanti a te  e anche se non riesci ancora a vedere i suoi occhi con molta probabilità ti sta fissando.

 

Per un attimo il corpo si tende, l’eccitazione sale, è la realizzazione della tua fantasia sotto la doccia, non sai chi sia lo sconosciuto che ti si para davanti a nemmeno un metro di distanza, ma sei calda, eccitata fino all’inverosimile, con le gambe aperte, i seni esposti e rossi per i colpi che tu stessa gli hai inferto, le labbra  gonfie di desiderio e la figa, il cui desiderio cola letteralmente lungo le cosce  e che a contatto con le foglie secche che ti fanno da cuscino, è sporca di fango e foglie…

Gli occhi iniziano abituarsi alla luce e le palpebre , che prima erano socchiuse a mo di feritoia, iniziano ad aprirsi e l’immagine che hai davanti a definirsi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Un uomo lo è sicuramente, indossa una canottiera bianca che lascia completamente scoperte le spalle e le possenti braccia,  indossa un pantaloni mimetici in perfetto stile militare e  appoggiata a terra vicino alle sue gambe una grossa ascia da taglio, in un attimo realizzi che i colpi che ti hanno incuriosito durante tutto l’arco della giornata erano provocati da lui nel bosco, una barba  incolta delinea il suo viso e incornicia una bocca carnosa e perfetta,  i capelli sono cortissimi  e ti sorprendi  a perderti nei suoi occhi di un azzurro intenso,

continui a scrutarlo fisso  e lui fa lo stesso con te, mentre il tuo sguardo scende lungo la linea del suo ventre passando prima  per le spalle imperlate di sudore, arrivando giu, giu al suo sesso che spinge violentemente contro i pantaloni.

 

E’ lo spettacolo che stavi sognando e tu sei lo spettacolo che lui ha sempre sognato.

 

Senza scomporti continuando a fissarlo negli occhi molli il ramoscello e con un sinuoso colpo di reni ti sollevi prima sulle ginocchia per poi ricadere in avanti accovacciandoti sotto di lui facendo si che la sua gamba si infili in mezzo alle tue cosce, la abbracci stringendola a te  e premendo il tuo sesso contro la sua caviglia,

 ti perdi per un attimo abbandonando il suo sguardo che  continua a seguire i tuoi movimenti, quando scopri che sotto i pantaloni indossa degli anfibi e la sequenza sei suoi lacci urta contro il tuo sesso le cui labbra vengono graffiate dalla ruvidità dei suoi pantaloni,

il tuo seno preme contro la sua coscia e mentre continui a strofinarti contro di lui rialzi lo sguardo per cercare di ritrovare il suo.

Ti sta fissando ancora, i suoi occhi sono carichi di desiderio, di voglia e sorpresa, mentre dall’alto ti osserva abbracciata alla sua gamba, praticamente in ginocchio davanti a lui che usi il suo corpo come un perfetto strumento di piacere.

Il suo sguardo ti imprime una nuova voglia, non hai più bisogno di rami, tronchi o altro, hai un maschio davanti a te, sopra di te che ti osserva che ti desidera, che ti avrà.

 

Inizia  muoverti sempre più velocemente, sei ormai seduta sulle tue stesse ginocchia e il suo anfibio preme contro il tuo sesso fradicio,con le braccia ti tieni e premi sempre più forte contro il suo corpo, la testa reclinata indietro, il viso rivolto verso l’alto a carpire ogni sua espressione a cibarsi della sua eccitazione,

in un movimento che compi la tua faccia si ritrova a pochi millimetri dalla patta sei suoi pantaloni  e  non puoi sottrarti al desiderio di appoggiarci il viso  e iniziare ad accarezzarlo con le guance, la bocca che si apre per riuscire ad accogliere il rigonfiamento dei pantaloni, a morderlo per sentire la bocca piena del suo cazzo forte e teso.

Non resisti praticamente più, molli la presa della sua gamba  e spingendoti contro la sua scarpa con entrambe le mani ti lanci sulla sua cinta, i suoi pantaloni, il suo sesso, i movimenti sono frenetici, veloci,  scoordinati,

segue sempre i tuoi movimenti con lo sguardo, un leggero sorriso gli si disegna sul volto, una sorta di nullaosta a ciò che stai facendo e questo ti allevia il cuore, lo senti complice della istintiva e lucida follia che ti sta pervadendo e l’attimo di spazientimento che stavi vivendo per la difficoltà a togliergli la cinta scompare.

Finalmente ci riesci, afferri i due lembi della patta e li tiri uno lontano dall’altro facendo uscire tutti i bottoni dalle rispettive asole in un sol colpo,

il suo odore ti arriva dritta nel cervello.

La vista quasi ti si annebbia per l’eccitazione quando strattoni la sua biancheria intima e lo vedi svettare rigido davanti al tuo viso… finalmente il cazzo.

 

 

 

 

Duro, teso, forte, splendidamente lucido nella sua erezione, ti ci lanci contro strofinandoci il viso con forza a che il suo odore ti rimanga impresso sulla carne mentre le tue labbra ormai secche dal desiderio  tornano a bagnarsi della tua saliva che inizia a generarsi copiosa in attesa di riceverlo in bocca, nell’attesa di poterlo finalmente assaggiare, succhiare leccare nella sua assoluta durezza.

Lo afferri con un mano stringendolo forte, la sensazione di potere e di possesso che questo gesto ti suscita è indescrivibile, stai per portarlo alla bocca quando senti la sua mano che ti afferra i capelli ancora umidi.

Dapprima ti scosta leggermente poi ti rendi conto che sta semplicemente offrendoti tutto se stesso, l’altra sua mano lo prende dalla base avvolgendolo forte  insieme alla tua mano e te lo porta ad un millimetro dalle labbra.

Di getto la ampri ma quando ti accorgi di non riuscire ad arrivarci ancora tiri fuori la lingua per poterlo almeno leccare, non appena la punta è stata tutta ben leccata lamano che ti stringeva i capelli inizia lentamente a portarti verso di lui e la tua bocca ne è piena.

 

Lo ingoi voracemente, con passione e un gusto innato, vorresti fartelo arrivare fino in gola, farti riempire completamente passando dalla bocca. Ma ormai hai perso il controllo, il gioco che prima conducevi non ti appartiene più.

 

 Ti solleva con decisione tirandoti per i capelli, il tuo sguardo non riesce a staccarsi dalla sua verga tesa che vedi allontanarsi dalla tua bocca, sollevi la testa con lo sguardo lievemente interrogativo ma non hai il tempo di incontrare il suo viso, con un rapido movimento delle braccia ti strappa via di dosso la cinta dell’accappatoio mentre l’altra mano si insinua velocemente sotto di esso a raggiungere il tuo sesso grondante.

Hai uno spasmo quando le sue dita nodose si insinuano dentro di te aprendoti,

 un fremito ti pervade, una scossa violenta e le tue gambe iniziano a tremare sotto il peso stesso del tuo corpo,  hai il tuo primo orgasmo in quel preciso momento.

 Ti lasci andare nelle sue braccia ma che ti accolgono calde e forti, ti senti letteralmente sollevata da terra e in una frazione di secondo ti ritrovi girata con il sedere completamente scoperto, allunghi le mani in avanti cercando di sorreggerti a qualcosa  ma sei totalmente sollevata da terra, il tuo corpo è senza peso.

 Ti riabbassa con sicurezza facendo si che il tuo petto vada a poggiare su quel fusto di albero tagliato che è stato il tuo primo appoggio in quest’avventura nel bosco, il legno graffia inesorabilmente il tuoi capezzoli resi sensibili dalle scudisciate che ti sei inferta  e dall’eccitazione.

L’accappatoio che è ricaduto a coprirti viene definitivamente strappato via, appoggi entrambe le mani sul tronco per sorreggerti e perche sai che tra poco verrai montata, aperta…   sei ansimante, pronta a riceverlo e a sostenere i colpi che tra un attimo ti renderanno felice.

Vuoi sentire il suo ventre contro il tuo sedere, il suo cazzo che bollente apre le tue carni, vuoi sentirlo scivolare dentro e riempirti,

senti le sue dita tornare ad aprirti, a esplorare la tua figa, ti piacciono, sono dure, nodose, forti, le mani che hai sempre sognato appartenere all’uomo che dovrà prenderti.

 

Ma non ce la fai ormai più, nonostante l’orgasmo appena provato il desiderio di sentire il suo cazzo dentro di te è ormai ingestibile,giri per un’attimo la testa verso di lui a che capisca che lo desideri oltre ogni cosa, desideri essere riempita più di ogni altra cosa al mondo.

 

 

 

 

 

 

Mentre ti volti e lo vedi senti il suo rabbioso ruggito, con una mano ha afferrato il tuo fianco mentre l’altra arriva alla sua bocca e vedi un’abbondante fiotto di saliva colargli dalle  dita, non fai in tempo a realizzare cosa stia per accadere che immediatamente senti la punta del suo membro teso  appoggiarsi contro il tuo culo e un rigolo di calda saliva scendere tra le tue natiche,

vorresti dirgli di aspettare, di fare piano, di lasciarti il tempo per accoglierlo ma è troppo tardi, con un secco colpo di reni il suo cazzo sconquassa le tue viscere.

Un a sola frazione di secondo di dolore lancinante e poi il calore del suo ventre piatto contro le tue natiche ti fa dimenticare il dolore appena provato, ed è dentro di te tutto.

La mano che ha usato per bagnarsi ora scorre lungo la tua schiena tirandoti verso di lui, la sensazione di pienezza che provi in questo momento è indicibile, lo accogli, lo avvolgi, ti scopri a spingere il sedere verso di lui per sentirlo tutto, fino in fondo, dentro, mentre l’altra mano che ti afferrava per il fianco è scesa sotto la tua pancia e arrivata alla tua figa inizia ad accarezzarla e aprirla  con forza.

Riporti la testa in avanti abbandonandoti completamente, il tuo sedere inerme e aperto non oppone più resistenza lasciando che quel palo di carne scivoli liberamente dentro di te.

Senti forti i colpi dei suoi reni e i suoi ruggiti ogni volta che affonda la sua verga dura nelle tue carni, ti sorprendi a incitarlo a volerlo ancora più forte a volerlo sempre più dentro.

 

“ ti prego, ti prego  fammelo sentire tutto, lo voglio tutto dentro, tuttoo” urli;  a quelle parole i colpi si fanno più violenti, più profondi più decisi…

Ormai il viso è appoggiato contro il tronco, i seni dondolano strisciando i capezzoli contro la corteccia ruvida, ormai quasi sanguinano ma non provi alcun dolore, solo un infinito calore che sta di nuovo germogliando nel tuo ventre.

La bocca leggermente aperta lascia scivolare fuori gemiti e sospiro oltre ad un rigolo di saliva che scende sul lato delle labbra, sei bellissima,  hai perso ormai ogni pudore, ogni morale,ti senti una cagna troppo a lungo segregata durante il calore che finalmente può dare sfogo a tutta la sua bestialità.

 

Le sue dita sono ormai nella tua figa aperta, piena anch’essa del tuo maschio, non rimpiangi il suo cazzo che sta scivolando nel tuo culo aprendolo e riempiendolo, sei piena ovunque, vorresti non finisse mai… mai.

 

“spaccamelo, spaccamelo ti prego, non ti fermare, spaccamii” urli perdendo completamente il controllo,  e in questo delirio di sensi non ti accorgi di nulla…

 

 

Non ti accorgi che non siete più soli, le tue urla hanno incuriosito il tuo vicino che è tornato a casa e che da qualche minuto non molto distante da voi segue l’evolversi della scena. Si avvicina a tua insaputa e complice di colui che sta inculandoti con forza, si tir fuori il cazzo e te lo passa su una guancia  e sulle labbra a raccogliere quel rigolo di saliva che continua a colare dalla tua bocca.

 

 Non ti sollevi nemmeno per sapere chi sia, non ti interessa,   quando apri gli occhi e vedi la punta del suo cazzo teso  e duro pararsi di fronte al tuo viso. Apri immediatamente la bocca per accoglierlo, per succhiarlo con gusto.

 

 

 

 

 

 

 

Le tue labbra scorrono calde e morbide sulla sua verga fino in gola, mentre l’altro che sta dietro di te ricomincia a riempirti il culo e la figa.

Non ti domandi cosa stia succedendo, non sai più dove sei, cosa stai facendo, chi sei…

 

 Sei solo una femmina che sta godendo di tutti i maschi che la sorte gli ha messo a disposizione in quel momento,

succhi, lecchi, pompi con forza il palo che ti sta riempiendo la bocca e lasci che altre verghe e dita riempiano il resto di te.

 

Ora sei veramente e completamente piena, nessun’altra azione che compirai nella tua vita potrà mai darti questa sensazione.

 Allunghi le mani in avanti e afferri il sedere dell’uomo che stai succhiando per spingerlo ancora più dentro, per dargli tu il tempo di quel sontuoso pompino che gli stai facendo.

 

E’ ormai l’estasi, senti distintamente i cazzi che ti stanno riempiendo pulsare bollenti per il sopraggiungere del piacere, anche il tuo sta per arrivare  spinto dall’idea di riuscire a esplodere all’unisono, all’idea di quei fiotti di piacere liquido che riempiranno tutto il tuo essere…

 

 E avviene finalmente…

 

Il tuo boscaiolo lancia un urlo che poso ha di umano mentre lascia la tua figa e afferra con forza i tuoi fianchi per  tirarti a lui e restandoti dentro ti inonda di lava bollente, senti distintamente ogni getto nelle tue viscere, ogni pulsazione della sua verga gonfiarsi dentro ti te, ma nel tirarti a lui ti stacca dal tuo vicino che proprio in quel momento schizza copiosi getti di piacere sul tuo viso, apri la bocca nel tentativo di raccoglierli tutti ma è impossibile, troppo violenti, troppo abbondanti e troppo il piacere di sentirti schizzare in faccia.

 

 Anche tu vieni insieme a loro, i loro piaceri  e i loro grugniti sono l’ultima spinta verso il tuo orgasmo definitivo, violento, celestiale e dannato.

 

 

Il buio,

 senti che nulla potrà essere più luminoso di quello che hai provato e toccato in quella frazione di secondo durata un’era e già passata.. non hai più foze, non hai più corpo, non sei più nulla dim materiale…energia pura, piacere puro, una scossa, una vibrazione che si spande e si perde nell’universo fino a raggiungerne i confini.

 

Non sai quanto tempo è passato da quell’attimo a quando ti risvegli nel tuo letto, coperta da fresche lenzuola e la tua gatta nera che ti dorme  a fianco… mentre ti scrolli di dosso il sonno che ovatta i tuoi pensieri si fa strada il dubbio che possa essere stato solo un sogno, un bellissimo, inebriante, violento sogno..

fai per tirarti su e appoggi le mani sul letto per guardarti intorno e riordinare il caos di idee e ipotesi che vorticano in testa,  urti qualcosa con le dita, nascosta sotto le lenzuola la tuo fianco….

 

… e ti ritrovi in mano quello che potrebbe essere scambiato per il sottile ramo di una pianta.

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12 settembre 2009 6 12 /09 /settembre /2009 12:28

Sono sull’autostrada in moto, il vento mi accarezza la faccia   e di tanto in tanto mi diverto a girare la manopola del gas quasi a strizzarla per il piacere di sentire la moto urlare  con  il peso dell’accelerazione  che tenta di strapparmi via ma io  stringo le cosce e domo il mio animale,

 non sono accelerate estese ma sprazzi  di breve durata quasi fosse una sorta di leggera tortura, una sfida di breve respiro, per il piacere di domarlo ad ogni suo moto recalcitrante.

Queste le sensazioni che la mia moto mi trasmette quando la cavalco, quando la domino …   mi rendo conto che questo pensiero non è perfettamente aderente alla realtà  infatti spesso mi ritrovo a chiedermi se  sono davvero io a dominarla oppure riesco a farlo fino a che lei me lo permette..  in fondo sappiamo entrambi di appartenerci di essere necessari uno all’altra ,che il nostro è un connubio è un equilibrio costantemente precario che come la guida stessa di una moto ti senti saldamente legato alla tua cavalcatura ma in realtà sei sempre  in equilibrio su di un filo sottile. 

Filosofia da quattro soldi fatta da un motociclista eternamente  in erba.. .

 Intanto le uscite dell’autostrada si susseguono veloci, tra una decina di km dovrò rallentare per uscire da questa lunga striscia d’asfalto..  non è la mia uscita  bensì la tua infatti sto venendo a prenderti, questa sera ce la dedichiamo, cena in riva al mare, carezzandoci le mani su un tavolo di un ristorante guardandoci magari negli occhi.. si ci vuole anche questo e più spesso di quanto si pensi e gia sorrido all’idea di quanto una situazione cosi banalmente borghese mi dia piacere…

Eccola, l’uscita, gran curvone e sono fuori.

Un altro paio di chilometri e sarò sotto casa tua, spero che tu sia pronta, non dico immediatamente ma quanto meno di aspettare poco, e so già che non sarà cosi, è un classico, dovrò aspettare un bel po sotto casa tua  ma mi consolo pensando che più aspetto più sarai bella….

Eccomi arrivato,  scendo al volo e suono al tuo citofono, mi rispondi che stai per scendere..  mi allontano, torno alla moto, sistemo i  vari accessori negli scomparti, le chiavi, il navigatore, i “ragni” vari, mi rendo conto che c’è un gran macello..  visto che devo aspettare  tanto vale dare una riordinata sapendo  che quando mi serviranno non li troverò comunque…

Sono tutto indaffarato nel cercare di razionalizzare gli spazi secondo un non so quale principio di frequenza di utilizzo quando con la coda dell’occhio vedo entrare nel mio campo visivo un paio di decolté che sarei riuscito a notare anche se si fossero avvicinate alle mie spalle bendato, sollevo lentamente la testa per godermi il resto e seguo la linea di due gambe perfettamente lucide che salgono, salgono e salgono ancora..  si arrestano solo quando inizia una gonna che definirei assolutamente vertiginosa, leggera, a pieghe molto scura, a dir poco intrigante.

Una camicetta chiara equilibratamente sbottonata e una giacca di pelle che definirla femminile è dir poco.. vita stretta e un po cortina sui fianchi…  quanto mi piaci!

i capelli sciolti sulle spalle,morbidi e lucenti,secondo me li hai appena lavati sono troppo belli, una buona dose di trucco mette in risalto i tuoi splendidi occhi che si stanno godendo il mio sguardo rapito e la mia faccia assente nel vedere quello spettacolo ..  si, sei indubbiamente pronta per uscire.

Ancora intontito dalla visione crollo in capo  e ti indico la moto, resti un attimo interrogativa:” come la moto” mi rispondi “ mi sono vestita cosi perche pensavo ci spostassimo con la macchina”…

mi soffermo un solo attimo a pensare al tragitto che ci aspetta, al delirio per il parcheggio e a quanto godrò nel guidare e accarezzare le tue gambe con una mano…

“tesoro” rispondo ” sarebbe impossibile arrivare in macchina e poi “  ammiccando ” vuoi privare i passanti dello spettacolo delle tue cosce nude?”

Sorridi un attimo imbarazzata, tenti di convincermi  a cambiare idea ma è un proforma, una schermaglia, te lo leggo in viso che la praticità e l’idea di essere coperta dagli sguardi fugaci, anonimi e istantanei dei passanti  stuzzica il tuo narcisismo.

Me lo concedi,camuffando la cosa come  una mia idea sulla quale sei un po in disaccordo, fingi di sottostare alla mia decisione mi chiedi il casco. Ma l’impercettibile sorriso che si accenna sulle tue labbra ti tradisce, non dico nulla… la serata è iniziata nel migliore dei modi.

Sorrido sornione mentre saltiamo in sella e partiamo; non appena siamo sulla strada che ci porterà al ristorante lascio il manubrio con una mano e la poggio sul tuo ginocchio che mi fiancheggia, bellissima sensazione, morbida, liscia…. Poche cose al mondo ti fanno amare il tatto come quando accarezzi le gambe della tua  donna.

L’asfalto corre via veloce e iniziano ad arrivare i primi semafori del centro abitato e come supponevo i primi sguardi incantati dei passanti nel vederti  splendida nella tua sfrontata femminilità

La sensazione che provo in questo momento è piuttosto complicata, sei una sorta di semaforo ambulante, al nostro passaggio vedo i maschietti chiusi in quelle scatolette  storcere il collo, inchiodare o accennare una sbandata …  è in questi momenti che mi dà ancora più piacere accarezzati le cosce…  a mani aperte, facendoti sentire tutto il “peso” del mio desiderio, del mio senso di possesso … sei mia e di nessun altro.

Ma non sempre gli spettatori si limitano a guardare, soprattutto se sono in tre piccoli sbruffoncelli  inberbi, fatto sta che durante la sosta ad un semaforo  da una di queste nuove macchinine uno di questi deve aver commentato in maniera eccessiva o chissà cos’altro, sta di fatto che mentre sono rilassato e pazientemente aspetto lo scattare del verde, sgrano gli occhi quanto ti sento  dire:

” bhe, mai viste due gambe? “ il ragazzino farfuglia qualcosa sorpreso dalla tua risposta fulminea e sfrontata mentre tu incalzi ”se fai il bravo tra qualche anno toccherà anche a te per ora cuccia!”

Il ragazzino prova ad accennare una nuova risposta ma il verde è scattato e l’amico che guida vista la già magra figura decide che è meglio ripartire …  mi giro chiedendoti cosa sia a successo… mi stringi le braccia intorno alla vita  e sorridendo mi rispondi ”nulla tesoro…”.

Continuiamo a percorrere la lunga strada, in lontananza all’orizzonte già si intravedono le luci tremolanti della cittadina di mare, affondo un po con il gas per sbrigarmi e perche il vento sulla faccia in questa calda sera d’estate è veramente piacevole.

Svicolando qua e la tra il traffico delle automobiline e dei giovani che si spostano dalla città per venire a cercare refrigerio qui al mare si ripresenta  la storia degli occhi puntati sulle tue cosce scoperte, qui la luce dei lampioni è più intensa e mi rendo conto che la pelle appena depilata delle tue gambe è praticamente lucida, una sorta di attrazione irresistibile per i passanti, attraverso lo specchietto  retrovisore cerco il tuo viso, hai uno strano sorriso stampato in faccia, i tuoi occhi si muovono velocemente ad intercettare gli sguardi di cui ormai sei praticamente ricoperta.

Arriviamo finalmente al ristorante, cerco un posto leggermente nascosto per farti scendere dalla moto, se tanto mi da tanto faresti prendere un colpo a qualcuno  scendendo di sella. Ci incamminiamo verso il ristorante all’aperto e mentre camminiamo non so fare a meno di metterti una mano sull’incavo della schiena poco sopra il sedere, un raptus fulmineo mi travolge, ormai siamo sulla soglia del ristorante e l’unica cosa che posso fare per farti arrivare la sensazione che la tua carne mi trasmette è stringere  ma mano intorno al tuo fianco, calda, pesante come se ti stessi prendendo da dietro;intuisci istantaneamente il senso di quel tocco, te lo leggo negli occhi che ora sono fissi nei miei… sorridi spostandomi la mano sul solco dello splendido sedere e al contempo acceleri il passo a che la mia mano ti sfiori soltanto…  ormai è chiaro questa per me non sarà una cena…  ma un lungo e piacevolissimo supplizio.

Il posto è gradevole, c’è una predominanza di bianco nell’arredamento i tavoli sono coperti da delle lunghe tovaglie che toccano quasi terra,la sala ha una forma ellittica e le luci sono soffuse per lo più si avverte un maggiore chiarore sui tavoli, tre lati del ristorante sono arredati con specchi dalle cornici barocche mentre l’ultimo lato è completamente aperto verso il mare con una piccola passerella che si snoda dal ristorante addentrandosi sulla spiaggia,  il nostro tavolo è leggermente decentrato , il cameriere ci accompagna mentre tu ti guardi intorno.

Dal lato aperto della sala la vista è magnifica, il mare è un mostro nero che baldanzoso avanza  con i suoi lievi ruggiti per poi ritrarsi quasi avesse timore delle luci che illuminano la sabbia, una lieve brezza rende il posto fresco e umido, ci sediamo e iniziamo subito con chiedere una bottiglia di vino bianco fresco e del pesce. Mentre aspettiamo che il cameriere porti tutto ti chiedo cosa fosse successo con i ragazzini per strada, mi chiedi se lo voglio sapere veramente, rispondo incuriosito di si…

“Ho tentato di tenere giu la gonna un paio di volte poi sinceramente non me la sono sentita di privare di quello spettacolo i passanti e l’ho lasciata un po fare quello che voleva”sorridendo” sai l’aria fresca tra le gambe è particolarmente piacevole purtroppo  quei due in macchina non hanno saputo tenere a bada gli ormoni…quindi li ho dovuti calmare io….   come t’avevo detto, nulla di importante”

Sto per dirti che un po te la sei cercata ma il cameriere ci interrompe per mostrarci il vino richiesto, mi faccio un gesto al cameriere per l’assaggio indicando te  ma questo è troppo preso dalla scollatura della tua camicia per accorgersene quindi  quando do un leggero colpo con il mio anello al bicchiere per farlo tintinnare e attirare la sua attenzione questo rimane per un’attimo frastornato e scusandosi  versa maldestramente il vino nel tuo calice.

Purtroppo capita anche questo.

Non toccherò più l’argomento “ragazzini” durante la serata non ci sarebbe null’altro da aggiungere, in fin dei conti le gambe sono le tue e l’idea che il mondo intero si faccia venire il torcicollo per  dargli una sbirciata un po mi inorgoglisce, l’importante è saperti completamente e indiscutibilmente mia…..

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12 settembre 2009 6 12 /09 /settembre /2009 12:24

Il sole splende ancora caldissimo in alto ma i tuoi pensieri si sono ormai sciolti per effetto di una semplice carezza, ti riprendi dal torpore scoprendoti completamente bagnata di sudore e piacere, gli occhi fanno fatica ad abituarsi nuovamente alla luce del sole e tutto intorno a te sembra colorarsi di un leggero blu, nelle orecchie risuona ancora il canto delle cicale che nascoste tutt’intorno riescono a rendere ancora più calda l’aria, non avverti più il rumore ritmico di legno che hai avvetito mentre eri sdraiata ma non te ne preoccupi troppo. Recuperate le forze tenti a piu riprese di alzarti dalla sdraio su cui eri seduta, quando finalmente ci riesci barcollando un poco ti avvii in casa, pensi al caldo, al tocco di quelle mani, alle sensazioni contrastanti che quei pensieri ti hanno suscitato, non ti rendi ancora bene conto se è stata la prolungata permanenza sotto il sole o i sogni appena fatti a tenerti in quello stato di semi confusionale, fatto sta che ora sei arrivata in casa, qui veramente i tuoi occhi fanno fatica a scorgere oggetti e ostacoli, afferri una bottiglia d’acqua appoggiata sul tavolo e la bevi avidamente mentre qualche goccia ti cade sulla pelle ….. la sensazione è piacevole e qui ti viene l’idea che solo una bella doccia potrebbe scuoterti dal torpore che ti avvolge. Lasci l’asciugamano sul letto mentre ti avvii velocemente verso la doccia, pregustando la pioggia fresca che a breve ti darà sollievo, gli indumenti cadono uno la volta sul pavimento tracciano un percorso chiaro su quello che si celerà alla fine.
Apri l’acqua e la lasci scorrere mentre apri la persiana della finestra che è parte integrante del box doccia, infatti la doccia è stata ricavata da un angolo del bagno in corrispondenza di una finestra i cui vetri sono stati opportunamente opacizzati.

 

 

 

La temperatura dell’acqua raggiunge velocemente la perfezione e ti lanci sotto quella tenda d’acqua, il brivido è intenso, dolcissimo, è leggermente più fredda di quello che pensavi ma poco importa, sembra quasi che la tua pelle frigga al contatto con l’acqua come se il tuo corpo tutto fosse una spada alla forgia. Sollevi il viso a che l’acqua ti arrivi dritta sul faccia, apri la bocca ne bevi un poco mentre le tue mani iniziano a scorre sulla pelle, ancora calda, ancora sensibile al tocco.
Ti passi le dita tra i capelli per scostarli dalla faccia godendoti quei lunghi secondi di refrigerio, la piacevolissima sensazione che lentamente torna a farsi sentire, il pensiero di quelle mani, i corpi caldi contro il tuo che inizia a raffreddarsi la dolce carezza dell’acqua che scorrendoti addosso inizia a mescolarsi con il piacere liquido che torna a sgorgare dal tuo corpo, tra le tue gambe.
“Qui nessuno dovrebbe arrivare a disturbarmi”pensi in una frazione di secondo lo stesso lasso di tempo che separa la tua schiena bagnata dalla parete della doccia, ti ci appoggi contro facendo si che il getto d’acqua della doccia bagni il tuo ventre e le cosce. Provi a ricercare nella tua mente le immagini che fino a pochi minuti prima sconvolgevano i tuoi pensieri e i sensi tutti…. e le trovi… arrivano tutte insieme, con forza, come una valanga e con loro il fremito, il piacere, l’eccitazione che ti prende dentro… entrambe le mani appoggiate sulla pancia iniziano a muoversi lentamente, prima in maniera simmetrica poi ognuna per la sua strada, la destra ti scivola tra le gambe bagnate, ti carezzi le cosce e i fianchi , alternando il tocco dei polpastrelli allo sfiorare delle unghie… è bello sentire quelle carezze, è bello sentire il crescendo del piacere.. la mano si muove lentamente passando sul ventre per arrivare all’altra gamba percorrendo un immaginario confine che ti tiene lontana dal tuo sesso caldo e bagnato. L’altra mano sale, sale percorrendo il solco in mezzo ai tuoi seni, lentamente fino al collo e da li di scende verso il basso fino all’ombelico, per poi risalire di nuovo, lenta e leggera. Allarghi le dita prima di discendere nuovamente , il tocco si fa ancora più leggero e le dita aiutate dall’acqua che rende la pelle ancora più liscia iniziano a dar vita ad una carezza che tocca tutto il seno riempiendoti la mano, questa carezza ti d’ha l’esatta dimensione del tuo splendido seno; apri gli occhi per guardarti per guardare quella mano che quasi esita ad afferrare con forza tua la rotondità, dimentichi per un attimo che quella sia la tua mano e immagini sia di un uomo, la forte mano di un uomo che sta per afferrarti il seno con passione, carezzandolo, stringendolo, strazziandolo, cercando voracemente con le dita il tuo capezzolo teso.
 Lo fai, afferri il tuo senso con forza, quasi con rabbia, la sensazione che ti arriva come una frustata nel cervello, violenta, profonda, ti pervade, la testa si inclina un poco appoggiandosi al muro e gli occhi tornano a chiudersi. Le immagini si susseguono, i muscoli, le fiamme, la pressione dei corpi contro il tuo, le tue cosce che si aprono da sole per invitarli a prenderti, a riempiti, le forti carezze, la pressione dei loro cazzi tesi contro le tua pelle, nelle tue mani, in mezzo ai tuoi seni, contro il tuo sedere, contro le cosce, sulle tue guance, bollenti e duri che scivolano sulle tue labbra, sulle guance, contro la faccia che risponde facendogli le fusa come un gatto.
L’altra tua mano esita ancora intorno al tuo pube gonfio, senti che l’eccitazione e il piacere potrebbero non aver mai fine e l’arrivare con le dita in mezzo al tuo sesso pulsante ti spingerebbe troppo velocemente verso l’oblio che si spande oltre l’apice del godimento, cosi tentenna,la circonda, la sfiora senza mai toccarla veramente. Il palmo dell’altra mano che si apre e si chiude ritmicamente per sentire ogni volta la sensazione di essere afferrata, di essere stretta. Sai di essere sola, che nessuno può disturbarti, sentirti, la mente si abbandona sempre più al piacere e la voce si fa calda e vibrante mentre inizi a gemere sommessamente.
 Un grido ti esce quando le unghie incontrano sulla loro strada il capezzolo urtandolo, graffiandolo un poco.
Quale spettacolo grandioso si parerebbe di fronte a che aprisse ora la doccia, appoggiata alla parete, le gambe leggermente piegate a sorreggerti e le cosce aperte sotto il getto dell’acqua, una mano che strazia il capezzolo pizzicandolo e tirandolo e l’altra che scivola tra le cosce sfiorando impercettibilmente le labbra della tua figa ormai gonfia e pulsante.
Che spettacolo grandioso saresti da guardare in silenzio con la testa reclinata, gli occhi chiusi, il respiro affannato, un turbine di immagini che ti roteano nella mente , ascoltare i tuoi gemiti, il tuo piacere crescere violento e magari farsi pervadere dal piacere che questa visione genera, farsi travolgere guardandoti. E’ in questo momento che la tua attenzione viene per un milionesimo di secondo deviata, per un attimo il caldo flusso di piacere si interrompe, una variazione della luce, un movimento fuori dalla finestra…
Gli occhi si aprono e vedi qualcuno passare davanti alla finestra, riconosci la sagoma attraverso il vetro satinato, è il nostro vicino che armeggia sulla sua macchina che è parcheggiata li di fronte. Sai che non ti può vedere, sai che il vetro come quello impedisce a chiunque di guardare dentro, cosa accade oltre quella parete semi trasparente e la mente si rilassa, è durato solo una frazione di secondo, solo un attimo, sei ancora li, calda, affannata, eccitata… ma un nuovo pensiero inizia a farsi strada , quell’attimo ha spazzato via le mani, le fiamme i cazzi tesi che ti scivolano sulla pelle inesorabilmente, spingendo e premendoti contro.
La certezza che ci sia qualcuno a pochi centimetri da te ma che non possa comunque vederti a meno che non sia tu stessa a volerlo, ti rilassa e ti da sicurezza. Se tu a decidere, sei tu che puoi donare quello spettacolo a chi preferisci e questo sembra essere un caldo pensiero. Le mani che in questi attimi non hanno fermato la loro lenta e calda corsa continuano nel loro scivolare, strizzare, tirare, ormai le tue unghie stringono il capezzolo come un morso, come se fossero denti di un’ipotetica bocca che ti bacia, ti lecca… ti morde.

 L’idea di uno sconosciuto fuori dalla finestra ti eccita, l’idea di toccarti, aprirti, straziarti i seni cosi vicino ad un uomo inconsapevole ora ti travolge. L’idea di dare spettacolo, di essere il centro di un torbido spettacolo, il sentire gli ipotetici sguardi agognanti sulla tua pelle, i cazzi crescere nei pantaloni duri e tesi per la sensualità che emani ti fa rabbrividire. Istintivamente la tua mano ora entra tra le pieghe del tuo sesso, senti il tuo dito scorrerci in mezzo, l’immenso piacere che attraversa il tuo corpo, la sensazione di sentirti finalmente toccata dove hai desiderato con forza.
Gli occhi sono aperti, stai guardandolo muoversi fuori dalla finestra e aggirarsi indaffarato e inconsapevole di ciò che si sta consumando li vicino, e tu ti dai… ti doni con forza, doni al tuo ipotetico spettatore lo spettacolo più bello che possa mai immaginare, con le gambe sempre più oscenamente aperte guardi fuori dalla finestra mentre la tua mano solca con forza la tua figa ormai fradicia. Il movimento è ritmico, quasi meccanico, un piacere perverso torna a farsi sentire, quello che avverti attraverso il tuo stesso tocco è ben poca cosa rispetto a quello che scaturisce dall’idea di farglielo vedere.
Ti accarezzi oscenamente e con lo sguardo fisso sulla finestra, gli stai mostrando la tua figa aperta, grondante, gli stai mostrando la tua mano che ci scorre in mezzo, lo stai invitando con la lingua, con lo sguardo da puttana quale sei, leccandoti e labbra muovendo la lingua fuori dalla bocca .

 Punti la schiena contro la parete e spingi ancora più avanti il ventre, più verso la finestra, nell’atto di avvicinargliela, mostrargliela gonfia e bagnata, donargliela aperta e disponibile. Ti infili con forza prima uno e poi due dita dentro, riempiendoti con forza, ormai le unghie sui capezzoli non sembrano bastarti più, vorresti dei denti, una bocca da poter usare, chiedendole di stringere, di mordere, di tirare con forza o con delicatezza cosi da alternare le sensazioni.
Lo immagini prigioniero dietro quella parete di cristallo e tu di qua a mostrarti in tutta la tua calda femminilità, in tutto il tuo essere femmina, vogliosa e puttana. Vorresti infilarti tutte le dita dentro pur di sentirti presa e riempita, afferrata e penetrata, ormai i tuoi gemiti sono quasi ruggiti, le dita che ti sei infilata dentro iniziano a muoversi, aprendosi e chiudendosi per darti una maggiore sensazione di pienezza, senti distintamente la tua figa colare piacere lungo le cosce, sei infinitamente più calda dell’acqua che continua a scorrerti addosso.
Un capezzolo è ormai preda delle tue unghie che lo tengono e lo graffiano, dei tuoi polpastrelli che lo costringono a torsioni e pizzichi, passi velocemente da una capezzolo all’altro ma carezzarne uno significa anche non provare piacere per tutto quello che si potrebbe fare all’altro, quindi afferri la doccetta e facendo prima schizzare l’acqua sui seni, scendi lentamente fino a raggiungere la figa. Il getto d’acqua contro le labbra della tua figa gonfia ti fa sobbalzare, è dolce, è piacevole è imprevedibile.
Stringi le cosce intorno alla doccetta per sentirla meglio, ritmicamente, sentire qualcosa di duro tra le gambe ti inebria , strigi sempre di più mantenendo il getto dal basso verso l’alto che punti diretto sulle labbra del tuo sesso. I getti d’acqua riescono ad aprirti e far arrivare le carezze dell’acqua in fondo….in fondo. Con le cosce chiuse riesci a tenere il getto d’acqua fisso nella tua figa e la mano che teneva la doccetto ora può salire velocemente andando a pizzicare con forza l’altro tuo capezzolo rimasto orfano delle unghie e delle dita che tanto lo hanno straziato.
Ti inarchi, ti tendi, senti il tocco delle piastrelle contro le tue natiche, il getto d’acqua riempirti la figa,entrambe le mani stringere e palpare i seni gonfi, tondi sormontati dai capezzoli che sembrano volersi staccare dalla carne stessa.
Torni a guardare il tuo ignaro spettatore, senti lo spettacolo che gli stai mostrando, il tuo corpo fremente, vorresti urlargli    “scopami… scopami ora…”   ma resci solo ad aprire un po di più la bocca, ad aprire le labbra come se dovessi ricevere in bocca il più teso e duro dei cazzi, sognando di succhiarlo avidamente.
Eccolo, orami sta arrivando, violento vibrante , lo senti che dal profondo del tuo ventre e dall’angolo più remoto della tua mente sta per esplodere il tuo piacere, perdi completamente la cognizione dello spazio e l’equilibrio dovendo tenere strette le cosce attorno al getto d’acqua, ti sbilanci in avanti e vai a finire con la faccia e i seni contro il vetro della finestra mentre il piacere esplode violento, le mani premute tra il tuo seno e i vetri continuano a stringere i capezzoli fino quasi a farli sanguinare, la tua lingua nell’estasi lecca il vetro come se fosse il ventre muscoloso e caldo dell’amante che ti sta riempiendo. Tremi, ti contorci, ma continui a toccarti per prolungare il più possibile questo inafferrabile attimo.

Il tuo urlo è liberatorio, inarrestabile, prolungato…

Nello spasmo le tue cosce si aprono lasciando cadere a terra la doccetta, ma le tue mani continuano a rimanere salde sui tuoi seni a trattenere il piacere, la tua schiena inarcata viene mette in mostra il tuo splendido culo, i capelli fradici e disordinati ti coprono parzialmente la faccia che resta premuta contro il vetro.
Ti riprendi lentamente, molto lentamente, forse troppo.. la doccetta caduta ha praticamente allagato il bagno, ti affretti a recuperarla rendendoti conto che ormai non puoi fare nulla, tutto il bagno e parte della camera da letto è stata raggiunta da un consistente strato d’acqua e….

Realizzi cos’hai fatto, ricordi quali sono stati gli ultimi gesti del tuo piacere…il tuo viso e i seni premuti contro il vetro.. il tuo urlo.. Un’attimo di imbarazzo ti coglie mescolato al ricordo dell’ultima fantasia, del pensiero di essere guardata, desiderata… un’impercettibile sorriso si disegna sulla tua bocca…

 “speriamo sia andato al lavoro… se no.. …..

buon per lui…”

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12 settembre 2009 6 12 /09 /settembre /2009 12:21

È molto tardi, l’aria è calda e afosa come solo le sere d’estate sanno esserlo, la luna domina indisturbata il cielo stellato e io sto dormendo profondamente.

Arrivi in macchina, tenendo il motore basso , decidi di fermare l’auto nel piccolo spiazzo poco lontano dal cancello di casa mia, non vuoi correre il rischio che mi svegli sentendo il motore, la luna ti prmetterà di fare gli ultimi metri  a piedi.

Mentre Sali lungo la salita di casa mia ti guardi circospetta intorno per vedere se ci sono segni del mio essere sveglio, nulla.-.. continui.

Arrivata davanti alla porta di casa giri intorno e ti avvicini alla finestra del salotto, controlli dalle feritoie se c’è luce dentro…niente tutto spento.

Torni indietro illuminata da una luce fredda e livida, sai dove sono le chiavi  e velocemente te ne appropri.

Torni alla porta e fai in modo di aprire il più silenziosamente possibile, il tempo è tuo alleato puoi farne l’uso che vuoi, per te l’importante ora è non essere scoperta, hai la tua piccola torcia con te ela tini in bocca per quando sarai dentro.

Bene la porta si apre docilmente, scivoli dentro senza farti sentire e senza richiudere ora l’importante è essere dentro.

Sei dentro, ti muovi agevolmente dopo aver visto che la porta della camera da letto è chiusa, da quando ho deciso di non far dormire i gatti con me è sempre cosi, sorridi sommessamente pensando al poi….

Ti denudi velocemente, lentamente  sempre con la lampada in bocca indossi uno dei vestiti comprati insime…  quello che ti sostinene il seno lasciandolo scoperto, con le catene ai polsi   e un paio di decolté.

Ti guardi alla luce della lampada e poi la spegni….  Ti avvicini alla porta della mia camera e mettendoti carponi inizi un lento miagolio….

Sommessamente il tuo miagolio si fa sempre più insistente, è quello di una gatta ion calore o che soffre un pochino, conti cosi di svegliarmi facendo leva sulla preoccupazione per i mici…  inizia anche a graffiare leggermente la porta…

 

Mi sveglio sbuffando un poco,  apro la porta dopo qualche frazione di secondo…faccio per uscire e tu alzandoti sulle ginocchia mi appoggi le mani sul petto come fossi una leonessa….  Rimango impietrito.. strabuzzo gli occhi, non riesco a credere ai miei occhi… sei li davanti a me…..

 

Non mi faccio prendere dal panico, lo sguardo va verso la porta semi aperta e il cortile illuminato dalla luna… afferro il tuo laccetto rosso e ti prendo le mani e te le lego con il laccio…

Ti trascino fuori di casa, tu rimani un attimo perplessa, non sai bene cosa io voglia fare e questo comportamento ti disorienta un poco..ma mi segui lentamente, ancheggi, di tanto in tanto mi giro per vedere se mi segui, il tuo sguardo è fisso sulle mie spalle, assapori gia qualcosa di eccitante, non sai ancora cosa ma mi dai fiducia e il tuo corpo inizia a adeguarsi ai tuoi pensieri.

Ti conduco nel mio bosco , avvicinandomi ad un albero..

Faccio passare il laccio rosso sopra  un ramo e lo faccio ricadere, tirando il laccio le tue braccia si sollevano sopra la testa…. Rimani cosi appoggiata all’albero mentre io lego l’altro capo della corda ai tuoi avambracci, fatto cio sei in mio posseso inizio a leccarti i seni e il collo, accarezzandoli dolcemente anche con le mani..

 

Sei in estasi, la luna ci osserva dall’alto e tu legata ad un albero stai per  essere seviziata….

.  Ti slego lasciandoti cadere in terra e poi..

 

Senza dire una parola mi si avventa contro, abbassandomi con forza le spalline del vestito, fino a scoprire il seno.
Non oppongo resistenza: lui sa che mi piace. Mi spinge in terra.
Una mano mi preme sulla base del collo, con l'altra mi fruga tra le cosce, e intanto mi lecca il seno, incorniciato dal vestito. Io ho già voglia del suo cazzo. Se ne accorge: bruscamente mi gira. Finisco faccia terra, mentre mi solleva il bacino, e mi scopre il sedere. Mi abbassa gli slip.
Comincia a leccarmi sul sedere, che divarica leggermente. Insiste intorno l'ano, mentre comincia a titillarmi sotto il clitoride.
Urlo di piacere, strofinandomi sulla terra. Lui continua a leccarmi e strofinarmi.
Ad un tratto improvvissamente sento il suo cazzo durissimo che mi penetra violentemente la fica. Ma sono bagnatissima: scivola perfettamente. Urlo ancora e sempre di più, mentre mi sbatte. Ma non ha dimenticato il mio ano: con l'indice inumidito ci gira intorno, poi entra poco poco. E rimane lì così, mentre io assecondo le stoccate che mi dà in fica. Mi piace da morire quel suo dito lì, dentro solo con la prima falange, che mi fa venire voglia di sentirlo più a fondo. Comincio anche a scodinzolare, per sentirlo di più. Intanto il piacere m'invade come un'onda che cresce violenta, sento che anche per lui è così: sta accellerando le stoccate, mettendoci più forza. L'erba mi graffia il seno, a me non importa. Sento quel dito nel mio culo, e improvvisamente mi sento venire, tirandomi sù sulle braccia e ululando come una lupa, una cagna. E mentre ancora sto urlando, lui si stacca da me, sostituisce il suo cazzo con la mano, che mi passa da sopra la pancia e sento un fiotto caldo che mi bagna l'ano. Urliamo insieme.

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12 settembre 2009 6 12 /09 /settembre /2009 12:17

L’aria è arsa dal sole che tutto domina e illumina, non c’è un solo alito di vento e a guardar bene anche da sopra le distese di erba sembra levarsi quel tremolio dell’aria tipico dei deserti infuocati.

Non c’è scampo, non c’è tregua, l’unica possibilità di fuga è barricarsi in casa chiudere tutto e attendere pazientemente l’arrivo della sera sperando che questa non si sia alleata con il giorno in un perdurare infinito di calore e staticità.

Sei chiusa in casa, di tanto in tanto azzardi uno sguardo fuori dalla finestra chiusa ad osservare quel paesaggio che fino a qualche settimana fa era dominato dal verde smeraldo e di mille colori dei fiori primaverili, ora il colore predominante è l’ocra e i fili d’erba che si muovevano leggeri alle folate di vento umido e fresco hanno lasciato il passo ad erbe ben più coriacee e sgraziate, il rumore delle cicale riesce ad attraversare le finestre chiuse trasmettendo a chi non è la fuori cosa il sole stia scatenando, è lui il dominatore incontrastato di questi pomeriggi.

Ti aggiri in casa in maglietta e slip, tentando di non cedere le armi al calore e al sonno, sai perfettamente che riposare ora sarebbe l’anticamera della tortura notturna, quindi passi mollemente da una lettura a un pò di televisione, poi un’idea…

 Perche non sfruttare queste ore calde per abbronzarsi un poco? L’idea ti sembra splendida soprattutto perche già assapori l’idea di una doccia rinfrescante dopo il bagno di sole. Ti scuoti dal torpore del calore e inizia a raggruppare tutto ciò che pensi possa esserti utile nell’inferno fuori dalla porta;asciugamano, spruzzino con dell’acqua fresca,una crema protettiva che inizi immediatamente a spalmare sulle lunghe gambe perfettamente depilate. mentre sali sulle cosce ti domandi se sia il caso di sfruttare la solitudine della campagne per una bella abbronzatura integrale, non decidi subito per ora vuoi uscire e sentire il calore e l’energia di quel caldo sole, hai tutto quello che ti serve per sfidarlo e addomesticarlo ai tuoi vezzi estetici.

Apri la porta e una ventata bollente ti investe di colpo, rimani per un attimo senza respiro stringendo lo spruzzino come fosse un’arma contro il nemico che ti attende .

Raggiungi velocemente la sdraio, anche il prato su cui cammini è bollente, il verde dell’erba un po ti consola riportandoti alla mente l’idea di qualcosa di fresco.

Ti stendi finendo di spalmarti la crema, sei fuori da solo pochi secondi e ti rendi conto che la crema che tenti si stendere sulla pelle si impasta gia con il sudore che inizia ad affacciarsi , quindi aumenti la velocità della mano per finire il lavoro prima possibile e non muoverti più, ogni singolo gesto ogni singolo movimento è causa di maggior sudorazione.

Le palpebre sono ormai chiuse ma torni a vedere stampata come un negativo nel ricordo dei tuoi occhi la palla di fuoco che è il sole, ti diverti a osservarlo ad occhi chiusi , ti rendi conto che quella visione ha un effetto quasi ipnotico e il corpo tende a rilassarsi sempre di più mentre il cervello gioca con l’immagine residua del sole.

Inizi goderti quel caldo abbraccio, il rumore delle cicale ora molto piu intenso ti stordisce lentamente, senti in lontananza il sonno farsi strada tra le fronde degli alberi e avvicinarsi silenzioso, ma prima che arrivi allunghi la mano nel tentativo di raccogliere lo spruzzino che hai li di fianco,  per far si che quando il torpore arrivi non sia scacciato dall’eccessiva calura.

 

 Anche l’acqua del flacone s’è ormai riscaldata, onde di minuscole gocce d’acqua inondano il tuo corpo  tentando di ricongiungersi alle loro simili  per creare dei rigoli lungo le tue curve.

Il piacere che l’acqua sprigiona al contatto con la pelle accaldata ti sveglia definitivamente e quello che non volevi accade, il sonno scoperto si ritira tra le fronde degli alberi che ti circondano tornando a nascondersi da occhi indiscreti e tu recuperi la lucidità che stavi lentamente perdendo.

Sei sotto il sole da ormai una mezz’ora buona e ti torna in mente l’idea di un’abbronzatura completa, resti un attimo combattuta all’idea ma poi ti convinci che non c’è nessuno e che fino a quel momento non hai sentito nessun rumore che potesse indicare presenze estranee nelle vicinanze, cosi inizi ad armeggiare con il piccolo nodo che tiene il costume.

Appena ci riseci il tuo seno sembra tornare a respirare sollevando un poco i due triangoli di stoffa che fino a quel momento l’hanno tenuto costretto, fai per sfilartelo mentre con l’altra mano cerchi la crema protettiva.

Sotto il costume il sudore è più concentrato per spalmare uniformemente la crema ci vorrà più impegno che in altri posti e il decoltè è il posto dove meno vorresti un’abbronzatura non uniforme. inizia cosi un lungo massaggio su tutto il seno, il sudore lo rende brillante al sole e le tue mani impastate di crema ci si muovono sopra leggere; dapprima osservi attentamente dove spalmare la crema poi quando sei ormai certa di aver coperto tutto in modo uniforme torni a stenderti continuando il massaggio nell’attesa che la crema si assorba.

Hai gli occhi chiusi, la schiena distesa sulla sdraio, le gambe leggermente divaricate ed entrambe le mani sul seno, che continuano lentamente l’opera si massaggio con i palmi aperti, raccogli tutta la rotondità di quella parte del tuo corpo che tanto di piace e ti inorgoglisce.

Le gocce di sudore che si formano sul collo e sul petto scivolano in basso percorrendo la scollatura andando a bagnare la punta delle dita intente a massaggiarti, cosi facendo la crema si liqufa di nuovo e l’attrito con la pelle è quasi impercettibile.

La solitudine del posto, il caldo e quel tocco leggero che la tua pelle ben conosce iniziano ad avere la meglio sulla tua coscienza, i movimenti delle mani sui seni sono ormai circolari con i palmi aperti ….sotto hai i tuoi  capezzoli che come fili d’erba vengono accarezzati e  si piegano dove il movimento delle mani li  indirizza, Ti ritrovi ad alternare l’apertura delle mani stringendo e mollando un poco la presa, lasciando che sia prima solo il palmo delle mani a toccare la punta dei capezzoli poi quando il desiderio si fa più intenso torni ad afferrare tutto il seno stringendolo e mollandolo come se fosse una sequenza di mani di amanti a cui per la  prima volta viene concesso l’onore di sfiorare la tua pelle lussureggiante.

Il piacere è intenso, il calore del sole inizia ad essere ben poca cosa rispetto a quello che si sa facendo strada nelle tue viscere;

Reclini un poco la testa indietro per portare avanti il petto e offrirlo a questi immaginari e caldi amanti, il tocco del sole misto al tuo ti inebriano,istintivamente le tue gambe tendono impercettibilmente ad aprirsi.

Il respiro si fa via vià più intenso e profondo, nelle tue orecchie inizia a rimbombare il tuo stesso respiro e l’eccitazione sale quando quello che ascolti viene strappato dalla realtà ed associato a gli immaginari amante che immagini girarti intorno,osservarti nello splendore della tua prorompente sensualità, le loro mani si fanno sempre più audaci e forti, il loro tocco si appesantisce.

Li desideri, come loro desiderano te, immagini i loro sguardi sulla tua pelle madida di sudore, il loro desiderio salire, l’idea di essere il centro dell’attenzione , l’oggetto del desiderio…

Vorresti averli tutti, sentirti presa, sollevata da terra, baciata e morsa, vorresti allungare le mani tenendo gli occhi socchiusi alla ricerca del loro sesso teso, duro, stringerli per sentire quanto ti vogliono e lasciarti andare ai loro desideri alle loro voglie senza opporre resistenza perche sai che i loro desideri sono anche i tuoi.

 

   Ormai le gambe sono quasi completamente aperte, il suo corpo è scivolato in fondo alla sdraio, la testa è china in avanti, gli occhi socchiusi, il palmo delle mani ha lasciato spazio alle dita e alle unghie, le carezze delicate e leggere vengono spazzate via dalle prese  forti,  i tocchi impercettibili soppiantati dalle strette ai capezzoli, lo sfiorarsi dai graffi delle unghie.

Un turbine ti travolge, fatto di fuoco, sudore, brezze bollenti, sogni infiammati, graffi profondi, sangue pulsante, gocce di sudore che non hanno il tempo di scorrere ma evaporano all’istante non appena nate, il tuo corpo si contorce sul tessuto orami fradicio della tua passione e la tua mente fluttua in un immenso inferno fiammeggiante dove infiniti demoni abusano di te sospesa nell’aria, senza peso alcuno, prendendoti nei modi più osceni, riempiendo ritmicamente il tuo corpo dei loro membri tesi , duri, mostruosi.

Questi demoni capaci di leccare la tua anima tutta come fosse un succulento frutto della terra , insozzandola, infiammandola e trasformandoti nella più lussuriosa e lurida delle  cortigiane.

Senti i loro corpi tesi e caldi stringerti di fronte e dietro come una morsa violenta, le loro dita esplorarti, aprirti e tenerti aperta per gli occhi di qualche loro compagno che di li a poco riempirà questa tua cavità con il suo membro senza che l’altro abbia prima tolto le dita che ti tenevano aperta, la sensazione è quella dell’essere in balia di una forza incontrastabile, serpeggiante e violenta.

Stai per avere uno degli orgasmi più violenti della tua vita quando uno dei miei gatti appoggia le zampe anteriori sulla tua coscia, il sussulto di un’attimo, gli occhi che si spalancano per poi richiudersi istantaneamente colpiti da quella calda e fulgida  luce che è stata la fonte  di un sogno cosi oscuro,

ora per ironia della sorte è un essere neutro che corre in tuo aiuto, a strapparti via da quella lotta tra la luce calda del sole e le luride e forti mani degl’inferi.

Realizzi tutto in una frazione di secondo e non puoi fare altro che ricambiare il morbido tocco del gatto con una lunga e profonda carezza alla quale lui risponde con estrema soddisfazione facendo si che un dolcissimo sorriso germogli sulle tue labbra.....   (continua) 

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12 settembre 2009 6 12 /09 /settembre /2009 12:13

sono qui seduto davanti al mio pc, la finestra aperta e l'aria fresca della notte che attraversa le fredde sbarre, un cicalino sordo mi avverte che c'è della nuova posta nella mia casella mail... è tardi ho sonno... cosa diavolo sarà.
lentamente la casella mai si apre un messaggio mi avverte che hai lasciato un nuovo racconto... no, non voglio leggerlo sò già come andrebbe a finire...ma mentre lo penso il dito ha gia cliccato su "apri" e il respiro s'è gia fatto affannato...ti leggo lentamente, immagino alzarti dal letto e toglierti tutto... immagino il tuo splendido corpo tremante di freddo e fremente di voglia... fattori che l'uno senza l'altro avrebbero fatto rizzare i tuoi capezzoli... insieme li trasformano in marmo... marmo freddo da succhiare.
le mani mi sono diventate bollenti, le labbra si sono gonfiate.. e non solo quelle... so perche hai scritto... il tuo racconto è veloce, scarno a tratti ripetitivo... ma so perche lo hai fatto.. e voglio accontentarti...
i pantaloni riesco a fatica a tenermi ingabbiato, mi agito sullo sgabello davanti al tavolo del pc...cerco una posizione che mi permetta comunque di leggerti.. la trovo e basta una leggera pressione sui bottoni che il mio desiderio si libera violento... è pulsante, caldo e duro come ogni volta che ti leggo... lo stringo, lo tendo, lo porto in avanti quasi ti avessi di fronte a me e volessi mostrartelo.. quasi a dirti" vedi cosa mi combini?" mi bagno la mano e comincio a farla scorrere lungo tutta la lunghezza della mia verga tesa. socchiudo gli occhi un'attimo immaginando di averti qui..in ginocchio davanti al mio cazzo, trattenuta dal più bel bustino che hai, con il seno trattenuto da due coppe che lo avvolgono e lo costringono. non hai slip, solo le scarpe adornano le tue gambe..la tua fica è libera di respirare e colare desiderio cosi inginocchiata , ma il tuo seno no.... mentre te lo faccio passare davanti al viso il io odore di pervade, le mani ti scivolano tra le gambe ad allargarti la fica.. ti avvicini di colpo...vorresti prenderlo in bocca e farti riempire ma non te lo permetto....continuo a muovere la mia mano su e giu stingendolo con forza e passandotelo solo sulle labbra... lo fai.. finalmente fai quello che amo vederti fare... afferri le coppe del bustino e tiri fuori entrambi i seni .. esplodono fuori.. inarchi la schiena e li alzi un po di più donandomeli... ho l'acquolina in bocca... tendo la mano e ne afferro uno stringendolo con passione... il palmo della mano ti tocca il capezzolo duro,mollo la presa, con la mano aperta comincio ad accarezzarti quel capezzolo in modo delicato, lento,circolare..non ce la fai più non è quello che cerchi tu sei gia oltre, mi prendi la mano e la spingi con forza contro tutto il seno invitandomi a muoverla, a stringere ...
ti accontento perche mi piace sentirti cosi, vogliosa, disinibita, calda. tutto questo mi eccita ancora di più, la mia mano non ha mai smesso di muoversi lungo il mio cazzo duro che ti ondeggia ormai a pochi centimetri dalla faccia..chiudi gli occhi per goderti il momento e mentre lo fai ti sorprendo avvicinandomi e iniziando ad accarezzarti l'altro capezzolo con la punta del mio cazzo. tenendolo con forza premo contro il capezzolo stressandolo su e giu. a destra e sinistra, girandoci intorno. ormai anche l'altra mano ha abbandonato le velleità romantiche e vedendoti in preda a spasmi per il mio tocco ha iniziato a pizzicarti l'altro capezzolo ma non prima di averlo bagnato per bene lasciando cadere una goccia della mia saliva su di esso. ormai sono in piedi davanti a te, pantaloni abbassati, verga in mano,i sui seni sono ormai miei,li torturo, li stringo, li palpo, strizzo il tuo capezzolo mentre l'altro continua ad esser schiaffeggiato dal mio cazzo...
smetto di colpo, ho voglia di farti urlare..alla luna... ormai sei pronta per il tocco ruvido della natura... ti sollevo con decisione, apro la finestra, salto dall'altra parte ti aiuto a seguirmi...interrogativa, ondeggiante stordita... fuori solo la luce della luna..nient'altro..
ti prendo forte la mano e ti conduco sotto un'albero..
mi appoggio dolcemente dietro la tua schiena a che tu senta la mia verga tesa e calda tra le tue natiche..giri la testa verso di me a cercare la mia bocca e la tua lingua mi raggiunge mentre a piccoli passi ti ho avvicinata al tronco dell'albero...capisci tutto quando inizia sentire la corteccia sui capezzoli, il tronco ruvido in mezzo alle tette...
le afferro da dietro e spingendoti con il mio ventre inizio a farti strusciare i seni contro il tronco, ancora e ancora .. ti guardi intorno...ti guardi.. le gambe aperte,il mio cazzo che si insinua bagnato tra le tue natiche, le mia mani calde sui tuoi seni e i capezzoli che vengono graffiati dal legno...
avvicino a bocca al tuo orecchio e ti chiedo "ti piace essere presa dal tuo animale..." mi rendo conto solo allora che ormai la mia voce non è più la stessa... sembra il ringhiare di un'animale selvatico... mi sussurri di si
ci contorciamo alla luce della luna, splendidamente nudi, indifesi allo sguardo delle stelle...
le tue mani si fanno indietro, ti afferri le natiche aprendole, inarchi la schiena per avvicinarmi di più la tua fica ormai grondante...hai tutte le cosce rigate di piacere... giri la testa verso di me...mi guardi come mai hai fatto... e me lo chiedi.

ruggisco come non ho mai fatto invita mia...

cadremo a terra esausti guardandoci intorno … la sera è fresca e la luce della luna continua a illuminarci livida… vorrei durasse in eterno questa sensazione di dolce calore che ci rende invincibili

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12 settembre 2009 6 12 /09 /settembre /2009 12:04

È una domenica di luglio, mi sono svegliato abbastanza presto lasciandoti nel letto,scivolo fuori dal letto e una volta vestito, salto dalla finestra, aprire la porta  farebbe troppo rumore; una volta fuori l’aria è fresca i profumi intensi il sole a quest’ora rende tutto particolarmente vivo e brillante, mi soffermo a gustarmi tutto questo prima di iniziare il mio lavoro.zactitty3.jpg

 

Il mio lavoro di oggi è il risultato di mesi di fatica, raccogliere i frutti del mio orto e dare una pulita alle erbacce che durante la settimana hanno invaso le varie frazioni in cui l’ho diviso. Inizio a camminare tra le varie piante per rendermi conto di cosa è possibile raccogliere subito e cosa lasciare lì a maturare ancora un po, i pomodori sono bellissimi arrampicati sulle  canne che ho predisposto per loro,

“questi si” , mi dico; più avanti dei cetrioli sono perfetti e ancora fagiolini e insalata…  “ sono stato veramente bravo” sussurro a voce bassa quasi qualcuno potesse sentirmi, quindi raccolgo un piccolo cesto di vimini e inizio pian piano a raccogliere quello che ho appena notato, facendo attenzione a dove metto i piedi e a non rovinare le piante da cui stacco dolcemente i frutti di tanta fatica.

Accucciato in terra per cercare sotto le fronde e le foglie, cammino saltellando sulle terra asciutta spostando di quando in quando il piccolo cesto che lentamente si va via via riempiendo,.

E’ tanta roba, non pensavo cosi tanta, l’operazione di raccolta mi porta via almeno un paio d’ore, di quando in quando butto un’occhio alla finestra da cui sono sgattaiolato fuori, la tenda gialla si gonfia  e si riposa sospinta da una leggera brezza ma è un movimento lento e regolare, nessun cambio repentino di direzione, nessuna spostamento…  segno che dormi ancora…

Un buon motivo per farti una bella sorpresa.. .

Afferro il cesto ormai pieno di verdura e frutti, voglio fartela trovare sul tavolo al tuo risveglio, chissà come sarai contenta, in fin dei conti ci hai lavorato anche tu al nostro orto quindi quelli sono anche frutto della tua fatica.

Appoggio il cesto sul davanzale della finestra e salto dentro, ripulito il tavolo alla meno peggio poso il cesto in bella vista lanciando un’occhiata alla porta della camera…  nessun rumore..nessuna voce..bene…c’è ancora da fare fuori.

Nel riuscire dalla finestra mi rendo conto di quanto il sole sia alto e quanto inizia a scaldare, mi tolgo ma maglia e resto in canottiera… almeno la tintarella è assicurata; ora c’è da estirpare tutte le erbacce e zappettare tutto intorno a che le erbacce non si avvicinino troppo alla zona coltivata.

Afferro la pompa dell’acqua e inizio a bagnare bene ogni segmento di terra, cosi facendo questa sarà più molle e tirar via le erbacce sarà più semplice. Mi ci vuole un’altra ora per bagnare tutto e a quel punto il caldo del sole mischiato al vapore dell’acqua che va via via asciugandosi dalla terra rende l’aria afosa e pesante, sto sudando copiosamente quando eccoti apparire da dietro la casa..

Sei ancora un po assonnata , fai fatica a tenere gli occhi aperti abituarti come sono alla penombra di casa;

 in effetti mi sorprendi,da quando ho posato le verdure in casa non ho più fatto caso ai movimenti della tenda, porti in mano una tazzina di caffè e una bottiglia d’acqua gocciolante…ti sorrido mentre vieni verso di me;

”buongiorno amore”  ti dico sorridendo “ sei sveglia?”.

Mi sorridi e fai segno con la mano “quasi” con il faccino ancora un po stropicciato, hai le mie ciabatte ai piedi e indossi il tuo vestitino leggero a fiori, semplice,delicato, femminile oltre ogni immaginazione con una scollatura di un’innocenza disarmante.

“Buongiorno” mi rispondi orami ad un passo da me, ti cingo i fianchi con un braccio e ti avvicino ancora, è bello sentire i tuoi fianchi, la tua pelle sotto quel velo sottile di stoffa, mi porgi il caffè che bevo con un solo sorso e mi fai vedere la bottiglia d’acqua,”grazie, ci voleva proprio,mettila all’ombra cosi non si scalda, quando sarà svanito il sapore del caffè ne prendo un po”

Ti guardi intorno e mi domandi cosa sto facendo, ti spiego brevemente che volevo pulire l’orto. Mi passi la mano sul petto imperlato di sudore mentre ti guardi intorno, resti un attimo con il viso verso il sole a goderti la calda carezza, mi domandi se ho bisogno di una mano e ti dico dolcemente di no”non mi ci vorrà ancora molto, puoi metterti a prendere il sole se vuoi io intanto finisco di togliere un po d’erba”mi baci dolcemente prima di rientrare in casa. Ti guardo andar via, quel vestito m’è sempre piaciuto,ti disegna perfettamente i fianchi e l’incavo del sedere.

Mentre mi inginocchio in terra a strappare via le altre erbacce scompari dietro casa. Mi ci vuole un’altra mezz’ora per finire di togliere tutta l’erba, le mani sono completamente ricoperte di fango visto che la terra era stata bagnata preventivamente, il caldo è ormai al culmine, afferro la piccola zappa e inizio a dare i primi colpi al perimetro dell’orto, a questo punto sono proprio di fronte alla finestre e d’istinto sollevo la testa per riuscire a scorgerti dentro casa, ti vedo attraverso la tenda ma non capisco bene cosa tu stia facendo, sembra seduta sul tavolo… penso che tu stia prendendo il tuo caffe, forse.. chino di nuovo la testa sulla zappa e ricomincio la mia lenta opera di pulizia in un aria che dalla  frizzante freschezza del mattino è passata alla calura asfissiante…

Arriva di tanto in tanto una leggera brezza che rinfresca il corpo coperto di sudore  ed è proprio durante una di queste che mi trovo a risollevare la testa verso la finestra, vedo ancora la tua sagoma nella stessa posizione di prima ma ora la tenda si solleva lasciando intravedere il tua figura senza impedimenti …  sei seduta sul tavolo di fronte alla finestra, le gambe divaricate e appoggiate probabilmente su una sedia o sul muro della finestra,non lo capisco ancora, la tenda mi lascia intravedere solo le gambe non più in alto ma noto distintamente che hai sollevato il vestito  che lasciando scoperte le tue intimità nude..  la tenda si riabbassa e io non so se quello che ho appena visto è reale o frutto della mia immaginazione.

Lascio cadere la zappa e mia avvicino alla finestra curioso, con una mano sposto la tenda per guardare dentro, gli occhi fanno un po fatica ad abituarsi alla penombra ma noto distintamente che l’immagine che avevo intravisto è reale.

Sei alla distanza di un metro da me,avevo visto bene , sei seduta sul tavolo ma  i piedi appoggiati su una sedia, il vestito tirato su fino alla pancia, le gambe aperte, lo sguardo fisso su di me,  diretto nei miei occhi e le mani che scendono tra le cosce ad carezzarti la figa ch è tenuta oscenamente aperta e divaricata dalle tue dita,

 non dico nulla, mi limito a continuare a guardarti … Chissà da quanto eri li a guardarmi e a  toccarti….

di tanto in tanto reclini la testa quando il piacere si fa più intenso, ma poi torni a goderti l’immagine  dei miei occhi fissi su di te, fissi su quel fantastico spettacolo che in una calda domenica di luglio il fato e tu avete voluto regalarmi.

E questo è quello che vedo…

 Le dita della tua mano sinistra scivolano lente in mezzo alla tua fica, allargandola di tanto in tanto, aprendola come fosse un fiore che orgoglioso vuole mostrarsi.

La mano destra è sul seno, ancora coperto dal vestito ,  con questa ti afferri tutto il seno,  stringendolo e massaggiandolo e stringendolo e stressandolo, per un po di secondi poi lasciatolo e iniziare a torturati il capezzolo, prima con i polpastrelli pizzicandolo  e torcendolo un poco, poi con le unghie a morderlo strizzandolo  in una tortura che sembra non finire mai. Il vestito calato sulle spalle lascia scoperto il collo incorniciato nella splendida chioma nera che lo segue,la pelle è resa lucida dal sudore che ti ricopre,le gambe sono sempre più  aperte, ormai formano un angolo quasi piatto, mentre inizi a ondeggiare in avanti spingendo dolcemente il bacino a srusciarti sul tavolo,

 ormai non si capisce bene se sono le dita che carezzano le fica o la fica che si muove sotto di esse.

Sono appoggiato al davanzale della finestra, il braccio teso a tenere la tenda sollevata, lo sguardo rapito dai tuoi movimenti e dai tuoi occhi decisi e fissi su di me, senza rendermene conto ho iniziato a spingere il bacino contro il muro, un movimento impercettibile che preme il cazzo che ormai è duro, teso e forte contro il muro quasi a volerlo sfondare per  entrare;

 è a quel punto che con uno sguardo di sfida ti sento dire ” ti piace?    Ti piace  lo spettacolo?” reclinando ancora la testa…

“Sei splendida”  rispondo inebetito ”non sei mai stata cosi bella come  ora” non riuscendo a staccarti gli occhi di dosso  non riesco a non seguire le dita che torturano i capezzoli e le dita che ti strofinano la fica molto più bagnata della pelle, anche il tavolo sotto di te è lucido del tuo desiderio.

“Si” mi dici ”mi vuoi?  Mi desideri?”muovendoti in modo ancora più sinuoso sentendo la mia voce farsi sempre più roca “ guardami allora…  guarda cosa stavo facendo mentre ti osservavo dalla finestra”  cosi dicendo fai scivolare lentamente il dito della mano dentro la figa  gonfia e aperta, gemi nel penetrarti lentamente ma fino in fondo. Fuori dalla finestra sto letteralmente esplodendo ma voglio continuare a guardarti, ho paura che l’incantesimo di quella tensione erotica si rompa se entro ma è altresì  vero che sarà il caldo, sarà il sole sento la mia pelle scottare e il sangue pompare con forza nelle mie vene tant’è che devo iniziare a toccarmi da sopra i pantaloni, è impossibile trattenermi.

Continui , tirando fuori le dita dalla tua figa bagnata e le porti entrambe al seno, allarghi un po di piu la scollatura a che inizino a intravedersi i capezzoli,

 ti bagni anche le dita dell’altra mano mettendole in bocca fino alle nocche  e poi con i polpastrelli  cominci a fare dei cerchi intorno ai capezzoli inumidendoli, le tue dita passano sotto il vestito lasciandomi ancora intravedere i capezzoli che orami premono duri contro il tessuto.

“Fammele vedere” ti chiedo,

 sorridi dolcemente alla mia richiesta;

 “fammele vedere” ripeto.

Alla seconda richiesta afferri i lati della scollatura e tirandoli verso il basso e le fai letteralmente saltare fuori, stringendole poi una contro l’altra  con l’interno delle braccia per mostrarmele in tutta la loro opulenza, ricominci cosi a dondolarti in avanti spingendo la fica sul tavolo tentando di  accarezzarti le zone più sensibili con il legno del piano

“Ti piacciono vero? Vorresti leccarle ? vorresti leccarmele ?” ripeti con tono ironico.

“Si, lo sai che amo leccartele” rispondo rabbioso. Quel sorriso beffardo torna a disegnarti il viso, non so quale sia il tuo scopo, forse vedere fino a che punto potrò resistere fuori dalla finestra, forse vuoi solo provocarmi o forse soltanto farti ammirare dai mie occhi.

Non importa ora.

 Una delle mani lascia il capezzolo  ancora duro e teso per spostarsi dietro la schiena, giri un attimo la testa per visualizzare cosa stai cercando, un attimo dopo la mano che aveva lasciato il capezzolo torna in scena tenendo in mano un cetriolo delle dimensioni di un piccolo cazzo.

Sorridi di nuovo mentre pizzicandoti ancora il capezzolo porti la punta del cetriolo alla bocca e tiri fuori la lingua per bagnarlo un poco;il sapore sembra piacerti, la consistenza anche , apri ancora un poco la bocca facendolo entrare solo un po e ritirandolo fuori, vedo scendere piccole gocce di saliva dai lati della tua bocca, segno che ti sta venendo l’acquolina sentendo quella verga in bocca, lo strigi forte con la mano che prima lo teneva solo e inizia a muovertelo dentro e fuori lasciandolo oscenamente fradicio di saliva  che lo rende lucido e che inizia a grondarti sui seni scoperti.  Senti le gocce della saliva scendere e colpirti l’incavo delle tette per poi scorrerci in mezzo. La cosa sembra eccitarti sempre di più, ti guardo letteralmente torcerti i capezzoli e ansimare e gemere e spingere il cetriolo sempre più in fondo, facendolo girare in bocca e succhiandolo con gusto.

Incurante di chi possa vedermi mi tiro fuori il cazzo e inizio a massaggiarmelo strigendolo a tratti più forte quando quello che vedo è straordinariamente eccitante, ringhio, grugnisco sempre più forte sempre più intensamente. Sto strappando via la finestra quando ti vedo tirar fuori il cetriolo dalla bocca e facendolo scendere, carezzarti i seni con la  punta  girandoci intorno e lasciandoli ancora più bagnati della tua saliva

e scendi, scendi , oltre le pieghe del vestito fimo ad arrivare alle tue cosce.

Quando la punta del cetriolo tocca la tua clitoride gemi e ti contorci, resti per un attimo ferma e senza respiro  a goderti questa fortissima sensazione, muovi leggermente la punta del cetriolo a carezzarti ancora, recuperi il fiato e ti spingi oltre giu, giu alla ricerca del piacere assoluto.

Non ce la faccio più, sei ormai sorda alle mie parole, il piacere t’ha ormai avvolta, salto il parapetto e entro in casa.

Mi avvicino quasi fossi un predatore, silenzioso e fulmineo, ti rendi conto che ti sono addosso solo quando senti le mie mani ancora sporche di fango e terra afferrarti entrambi i seni.

La scossa è forte, il fango ti graffia e ti sporca il seno umido e gonfio;

apri gli occhi e mi vedi li davanti,subito lo abbassi per capire il perche di quella strana sensazione di ruvidità delle mie mani rimanendo piacevolmente sorpresa notando le tue tette sporche di terra e fango: ”Stringile forte” mi dici;

non mi faccio pregare, le mie mani mollano per un attimo la presa per poi tornare ad afferrarle più forte e in maniera più ampia, il fango lo senti ormai ovunque quando inizio a massaggiarle facendo dei movimenti circolari.

Si ti pace, ti piacciono le mie mani, forti,calde, ruvide , ti piace sentire i seni strizzati con forza.

La mano che tiene il cetriolo, continua a muovere la punta di quest’ultimo in mezzo alle pieghe della tua fica che è orami gonfia e aperta come non mai, provi a spingerlo un po dentro lentamente facendolo ruotare, ti guardo  mentre lo fai ma una punta di gelosia mi coglie, sono geloso di quell’ortaggio che ora sta entrando dentro di te.

Ti bacio pieno di desiderio e voglia e con il piede spingo via la sedia su cui poggiavano le tue gambe

che restano per un attimo sospese in aria, le afferro da sotto le ginocchia e mi infilo tra di loro. Mi cingi i fianchi con le gambe  e mi strigi a te ma ti fermo,inizio a strizzarti anch’io i capezzoli, due con una sola mano mentre con l’altra afferro il cetriolo e lo poso sul tavolo;

sento  un sommesso “noo” al quale rispondo con un dolce “sssssst”.

Ti pendo la mano e tenendomi alla distanza adatta te la metto sulla mia verga dura e tesa, sul mio cazzo duro, caldo ,liscio e forte, in una attimo capisci che lo scambio ti è convenuto, lo stringi forte, fortissimo e dopo averlo indirizzato verso la tua figa stringi le gambe a volermi spingere dentro di te.

Resisto ancora alla tua morsa, poggio la mia mano sulla tua che mi stringe e la muovo lentamente, a far seguitare lo stesso movimento., la stessa carezza che fino a poco fa ti facevi con il cetriolo ora puoi farla con la punta del mio cazzo duro.

Mentre sei padrona del mio cazzo afferro tutti e due i capezzoli tirandoli a me e torcendoli un poco, sono al massimo della disponibilità erotica, qualsiasi cosa io ne faccia ti dona piacere, li tiro ancora per poi mollarli lasciandoli ricadere, ho una voglia infinita di schiaffeggiarli, di vedere le tue tette sobbalzare e dondolare, mi torna in mente quella catenella con alle estremità le pinzette che mai comprammo… ora ci tornerebbe utile. Non avendola faccio a modo mio, mi chino un po e inizio a leccarli e poi soltanto poi a mordicchiarli. Ti faccio sentire i denti alternando le strette e i morsi alle succhiate vigorose.

Mi piacciono i tuoi seni, mi hanno sempre fatto impazzire, cosi mentre ti succhio e continuo a mordicchiarti sollevo lo sguardo per godermi il tuo viso estasiato le tue labbra tonde e rosse… salgo con la mano e ti infilo un dito in bocca… tutto.. a fartelo succhiare.

Lo fai avidamente  quasi ti riempisse la bocca il mio cazzo pulsante, lo lecchi lo succhi, tiri fuori la lingua la sciando colare saliva copiosa su tutta la lunghezza del dito.

A quel punto la mano che tiene il mio cazzo aumenta la stretta e mi tira verso la figa fradicia, vuoi sentirmi dentro tutto.

Capisco il messaggio emi trattengo dal penetrarti, il desiderio si fa ancora più intenso per quella negazione, non voglio negarmi, solo voglio sbatterti forte e per fare questo devo aprirti e allargati ancore di più.

T afferro forte per il sedere spostandoti verso di me, quasi sul bordo del tavolo, poggio una mano sul tuo petto e ti invito a stenderti su quest’ultimo, con una ampio gesto della mano lasci cadere  tutto quello che può infastidirti stendendoti, a quel punto tenendoti forte per i fianchi   punto il mo cazzo teso contro le tua figa tremante  e con un secco colpo di reni sono tutto dentro di te,allargandoti, riempiendoti fino in fondo.

Ti sento caldissima e fradicia da morire, nell’attimo che ti sono dentro inarchi la schiena sollevandoti un poco, apri gli occhi per guardarmi  per vedere il maschio che ti sta sbattendo.

Sono sudatissimo, la canottiera bianca è ormai zuppa e macchiata di terra, sprofondo con lo sguardo nei tuoi occhi mentre  continuando a tenerti per i fianchi inizio una lenta ma inesorabile serie di affondi alla tua figa gonfia, calda lussureggiante, sempre più dentro sempre più in fondo sbattendo il mio ventre contro il tuo sesso.

Voglio sbatterti come non mai , con la forza, il desiderio la voglia tutta , sei mia sei solo mia e te lo urlo con forza mentre inizio a ondeggiare con il bacino lasciando la mia verga tesa nelle tue carni, mi muovo dentro di te oscillando, sento la tua figa aprirsi e allargarsi le tue urla e i tuoi gemiti sono il mio carburante , ogni gemito ogni sospiro è quello che mi serve per aumentare il ritmo della mia foga.

Voglio sentire i nostri corpi sbatterti contro, come se tentassero di unirsi in uno solo..o distruggersi a vicenda…

Nulla ora ha importanza, la finestra aperta, il tavolo che ondeggia pericolosamente, il cesto della frutta che cade a terra spargendo mele e aranci in giro per casa, nulla ora ha importanza… solo il tuo e il mio piacere il nostro reciproco cibarsi l’uno dell’altro.

Mi urli che stai per  venire… anch’io…..   un dubbio mi pervade…  rallentare e torturarci ancora a lungo o dare sfogo ai nostri desideri, ingabbiati e repressi…

Non ho dubbi, voglio che il mio schizzo caldo sia l’ultima spinta verso il tuo orgasmo, mi spingo con forza dentro di te ancora e ti stringo forte a me, una mano ti trattiene dai  fianchi una afferra un tuo seno per tirarti contro di me ancora di più, appiccicato con il ventre al tuo sesso inizio a strofinarmi alzandomi sulla punta dei piedi, so che questo ti farà impazzire. Il mio cazzo continua a entrarti dentro, sempre più a fondo e il mio ventre struscia contro la tua figa spalancata, aperta… 

 Urlo lasciando il tuo fianco e afferrando tutti e due i  capezzoli, tirandoli forte a me il mio piacere ti inonda a schizzi bollenti e copiosi , ogni schizzo è una torsione del tuo corpo, li senti tutti li senti dentro..

Ringhio ancora, quasi un’animale ferito e mentre il mio piacere continua a inondarti ti sento urlare e stendere la schiena…  ti tiri leggermente su, mi pianti le unghie  sulle spalle e sul sedere per trattenermi a te fermo..  ti muovi  tu strusciandoti velocemente ma con movimenti brevi… esplodi sovrapponendo  il tuo urlo al mio.

Mangeremo distesi su una coperta all’ombra di un albero in una luce irreale. 

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